SUD .I parte
I 150 anni dell'Unità d'Italia hanno ricordato agli italiani quanto grande ed importante sia stato quel travagliato processo che ha portato all'unificazione italiana.
Senza nulla togliere al merito di quegli uomini e quelle donne che con enormi sacrifici si adoperarono per l'Unità d'Italia, e senza l'intenzione di minimizzare il meraviglioso risultato raggiunto,il Filò vuole riportare la parte meno conosciuta di quella storia e dare voce a qualcuno dei protagonisti.
Non i grandi eventi ed i grandi personaggi,i libri di storia ne sono pieni,più modestamente,il Filò,tra favola e verità,ricorderà chi è poco citato:i poveri,i contadini,gli operai,gli oppressi tutti e,perché no,i briganti.
Col 1860 si chiudeva la prima parte di quel lungo processo che porterà all'Unità d'Italia.
Vinta l'Austria,conquistata la Lombardia,annessi i ducati del'Italia centrale,restava da conquistare il Regno delle Due Sicilie.
Secoli di storia dividevano il Nord dal Sud:il Piemonte e la Lombardia si avviavano lentamente verso un certo sviluppo economico ,sia materiale che sociale,conseguentemente era necessario favorire il commercio e la libera circolazione dei beni.
Tutto ciò era ancora impensabile nel Regno delle Due Sicilie; le industrie poche e concentrate in alcune zone,si reggevano grazie al protezionismo,l'agricoltura era molto povera,i ricchi proprietari dei latifondi sfruttavano al massimo terra e contadini,i nobili impegnati a sperperare i loro ricchi patrimoni.
Garibaldi e i suoi Mille trovarono quindi una situazione particolarmente favorevole alla rivolta.
Infatti,senza nulla togliere al genio del Condottiero,non si può non sottolineare la debolezza del Regno Borbonico,l'adesione dei picciotti siciliani e degli stessi nobili ,che per non essere travolti dalle nuove idee trovarono più utile fingere di comparteciparvi:<<..se non ci siamo anche noi,quelli ti cambiano la repubblica.Se vogliamo che tutto rimanga come è,bisogna che tutto cambi.>>(Il Gattopardo di G.T.di Lampedusa).
Gli stessi contadini ,a cui erano estranei gli ideali dell'unificazione, accolsero con gioia i garibaldini,in essi vedevano finalmente la possibilità di liberarsi dalla sfruttamento dei proprietari terrieri,sperando nella divisione delle terre e di migliorare le proprie condizioni di vita.
A questo proposito significativo è l'incontro tra Giuseppe Cesare Abba,che dei Mille faceva parte ed un frate siciliano:
<<-vorrei,se sapessi che farete qualche cosa di grande davvero:ma ho parlato con molti dei vostri,e non mi hanno saputo dir altro che volete unire L'italia.
-Certo;per farne un grande solo popolo.
-Un solo territorio...!In quanto al popolo ,solo o diviso.se soffre,soffre;ed io non so che vogliate farlo felice.
-Felice! Il popolo avrà libertà e scuole.
-E nient'altro!-interruppe il frate-:
-perché la libertà non è pane,e la scuola nemmeno.Queste cose basteranno forse per voi Piemontesi:per noi qui no.
-Dunque che ci vorrebbe per voi?
-Una guerra non contro i Borboni,ma degli oppressi contro gli oppressori grandi e piccoli,che non sono soltanto a corte,ma in ogni città,in ogni villa.(G.C.Abba. Da Quarto al Volturno.Bologna 1891).
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