giovedì 11 aprile 2013

SUD V PARTE


 SUD V PARTE



IL BRIGANTAGGIO

La cosiddetta  piemontizzazione  aveva portato nel  povero e martoriato Sud provvedimenti che accentuavano miseria,sacrifici e proteste.
Delusi per le promesse mancate,stritolati da nuove e più gravose imposte,impoveriti dai dazi e mutilati dall'obbligo di leva,ai contadini del Sud non restava che ribellarsi ai soprusi  dei nobili e allo strapotere dei  ricchi: o emigranti o briganti, e molti scelsero la seconda soluzione.
Cominciava così,nel 1860,quel fenomeno  che passò sotto il nome di brigantaggio e come tale combattuto in maniera inverosimilmente feroce.
Le bande erano costituite da contadini,soldati disertori,renitenti alla leva,tutti accomunati  dalla miseria e dalle speranze deluse.
Le bande attaccavano,saccheggiavano,uccidevano,i signori tremavano,i municipi venivano bruciati,le guardie regie mostravano la loro incapacità  a dominare il fenomeno,
Ma la vivacità del brigantaggio non può essere solo giustificata dalla ferocia delle loro azioni,in verità,i briganti,operavano in un ambiente favorevole  dove alla miseria si mescolava  il dispotismo piemontese  e la sua incapacità,o non volontà, a risolvere i problemi del meridione.
Lo stesso Francesco II tentò di approfittarne,ma inutilmente, il meridione rifiutava i Borboni così come  si ribellava al nuovo governo.

<<La miseria è spaventevole.In Reale, presso Caserta, e poscia in altri luoghi, i contadini hanno gridato Francesco II,ed arrestati dissero che avrebbero gridato anche il diavolo,purché gli desse pane>>.
(Lettera di N. Nisco a C. Cavour.  31 dicembre 1860)

Purtroppo non mancò chi,per motivi che è facile intuire, fece circolare sui briganti  truci storie di eccidi inventando di sana pianta omicidi efferati.

<<Le scelleraggini,le violenze, le crudeltà più nefarie ed immani,per cui l'uomo imbestiato perde aspetto,abito e natura umana,sono diletti consueti a questa ciclopica famiglia.Mozzare l'orecchio ai sequestrati,o,in un atto acceso d'ira,freddarli,era tra gli atti consueti il men crudele de' nuovi caraibi.Ma variare,dilungare,acconciare,quanto più infami,squisiti supplizi;arrostire le vittime a fuoco lento,dalle piante in sotto,dal capo in giù;spaccarli rovesci dall'inforcatura a colpi di scure;cavare gli occhi;mozzare la lingua e il naso;frangere le tibie;trascinarli a coda del cavallo;seppellirli vivi ancora..che più? Cipriano e la sua banda per sete di sangue mangiarono umana carne!- e tutti tra gli urli dei suppliziati o i gemiti delle vittime,banchettavano,sbevazzavano,ballavano......>>.
(G.Racioppi,Storia dei moti di Basilicata e delle province nel 1860.Bari 1909)

In realtà le cose andavano in maniera ben diversa ed una inchiesta  del Parlamento nel 1863 sottolineò lo  stretto rapporto esistente tra miseria e brigantaggio.

<<Le prime cause adunque del brigantaggio sono le cause predisponenti.E,prima fra tutte,la condizione sociale,lo stato economico del campagnolo,che in quelle province appunto,dove il brigantaggio ha raggiunto proporzioni maggiori,è assai infelice....Il contadino non ha nessun vincolo  che lo stringa alla terra.
La sua condizione è quella del vero nulla tenente....I terrazzani (paesani) ed i cafoni (contadini poveri),ci diceva il direttore del demanio e tasse della provincia di Foggia,hanno pan di tal qualità che non mangerebbero i cani.Tanta miseria e tanto squallore sono naturale apparecchio al brigantaggio>>.
(On. G.  Massari,dalla relazione della commissione d'inchiesta  sul brigantaggio letta alla Camera  il 3-4 maggio 1863)

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